La storia relativamente recente del nostro Paese, ha da raccontarci molto sul concetto di essere liberi, nell’accezione etimologica della parola che identifica colui che ha il godimento della sua persona, che non è sottoposto ad alcun padrone, che fa o può fare da sé a suo senno, a piacere.
La ricorrenza del 25 Aprile, mi ha stimolato un quesito, cosa e chi festeggiamo in questo giorno? A livello di “memoria storica” e di “inconscio collettivo” rendiamo omaggio, a quell’Italia che ha resistito, fatta di uomini e donne che dalle montagne scesero a liberare le città italiane accumunati dalla volontà di resistere al governo di MussoMa quel 25 Aprile, data simbolica della liberazione dell’Italia, infatti Roma venne liberata molto prima il 4 giugno del 1944 dagli americani, raramente si rende omaggio a tutti coloro che assieme ai partigiani hanno reso possibile proprio quella Liberazione: gli Alleati, ovvero Inglesi, americani, russi, polacchi che mesi prima erano considerati i nemici. Ciò che ci troviamo oggi a celebrare a livello pubblico è la scelta di libertà di un popolo tralasciando i risvolti più ampi, prima del 25 Aprile infatti l’Italia ha trascorso due anni dal 43 al 45 in una vera e propria guerra civile con il paese spaccato in due. Certo Milano, Torino e Genova sono alcune delle città italiane del Nord controllato da Mussolini e Hitler che si sono liberate grazie anche alla volontà dei partigiani, ma storicamente ad esempio Bologna è stata liberata anche dai Polacchi che entrarono dalla via Emilia, e nel 2020 sono poche le persone (come numeri) che portano omaggio al memoriale ai caduti polacchi che si trova alle porte di Bologna. Ciò che la memoria storica di questo paese fatica a ricordare è che il popolo italiano, in una considerazione fatta di numeri, non ha mai scelto da che parte stare, buona parte del popolo italiano ha scelto di non scegliere. La mattina del 26 Aprile l’Italia si è svegliata antifascista, cambiando apparentemente come coscienza di popolo i propri principi, ufficialmente erano tutti d’accordo ma intimamente non era così.
Quello che fino ad oggi ci ha guidato è stato salire sul carro dei vincitori, o di chi ci confezionava la “verità storica” che più ci faceva comodo ascoltare e interiorizzare, perché è più comodo per risparmiare tempo ed energie cognitive interiorizzare parole, storie e insegnamenti di altri che informarci noi, chiaro ognuno col suo personalissimo grado di coscienza.
Siamo come popolo, degli inguaribili romantici, che amano gli eroi e il loro coraggio, che è la virtù opposta alla paura, quella paura che ci ha guidato nelle scelte fatte fino a qui e di cui la nostra personale storia è meravigliosamente costellata. Siamo un popolo di incredibili creativi, abbiamo il merito e il primato di detenere il 70% delle opere artistiche del mondo e non solo siamo innovatori, condottieri e viaggiatori, ma proprio in nome di quell’arte siamo anche profondamente leggeri, la concretezza e il polso nelle decisioni non è proprio la prima virtù per cui siamo ricordati, la nostra storia parla di poche risicate scelte fatte come uomini totalmente liberi e in grado di decidere per sé.
A mio personalissimo avviso quello che ci rende probabilmente ancora oggi lontani dal concetto più puro di libertà è che da sempre abbiamo imparato a schierarci, ragionando per stereotipi, buoni cattivi, giusto, sbagliato, e a vedere il mondo che ci circonda attraverso etichette, concetti e convinzioni, ma la storia non è mai un concetto semplicistico. Facciamo ancora molta confusione tra la memoria e la storia; La memoria è individuale, ciascuno che ha preso parte ad un evento lo ricorda dal suo punto di vista, la storia è fatta di avvenimenti. La storia dovrebbe essere la capacità di andare oltre alla memoria di ciascuno, di costruire o ricostruire la verità.
Per rendere veramente omaggio alla Storia dovremmo imparare a fare l’opposto dello schierarci, a essere osservatori degli eventi e a considerare le vicende dalla prospettiva sia dei vincitori che dei vinti, a farci delle domande, ad analizzare ciò che è accaduto intorno a noi nell’ottica di un grande insegnamento, perché la storia è sempre figlia del suo tempo, è fatta dell’essenza dell’uomo e non è bianca o nera, ma è composta di tutti i colori del mondo il suo senso più profondo e anche il suo insegnamento è imparare tramite l’esperienza dai nostri errori.