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Lo scritto che segue ha per me un valore molto importante, non soltanto perchè la persona che lo scrive è parte integrante della storia della mia vita, di quelle che l’Universo mette sul tuo cammino fin dai primi anni dell’esistenza, ma anche per ciò che si può leggere tra le sue righe…Si parla di montagna, di camminate, di limiti fisici ed emotivi, si parla di condivisione, di luoghi incantati che dai loro 4000m ci osservano, si parla di sensazioni…Si parla di esperienze stra-ordinarie che portano alla Luce lati di noi incredibilmente UNICI…
Credo che ognuno di noi abbia dentro di sè una storia da raccontare di ciò che lo Anima, Vanessa ha trovato ciò che fa battere il suo cuore e rende il suo racconto così genuino, reale, sembra di essere li con lei…
BUONA LETTURA!

Scrivere direttamente dal Rifugio Gnifetti fa un certo effetto. Oggi le emozioni si sprecano. Arrivata ad Alagna Valsesia si sale con gli impianti fino a 3.000 mt per poi fare una passeggiata di 1,5 ore fino per l’appunto al Rifugio. Ci si sistema nelle stanze , letti a castello, per poi scendere a cena alle 19. Ragazzi si mangia da dio qui! Vedi 7 persone a testa bassa in cucina con pentole di dimensioni catastali. Vellutata, maccheroni al ragu, costine di maiale, dolce di mirtilli. Seeeee ciaone! Stasera qui ci sono 180 persone, si’ 180 persone! No vabbe’ io che quando vado in montagna sono abituata in 20 km a incontrare 3 persone di numero. Quanto mi manca l’Abruzzo l’ho già detto?? Vabbe’ , quindi cena fantastica, gruppo di 4 donne, una polacca ma sposata con un italiano e da 8 anni in Italia, account di Armani a Milano, una di Sarajevo ma in Italia da sempre, plant manager per una azienda di e-commerce a Milano (chissà cosa vorra’ dire Plant Manager, manager di una pianta?, scherzo scherzo ma mi fanno ridere questi nomi di ruoli altisonanti da biglietto da visita), una della Val Camonica , guai a chi osa dire che e’ in provincia di Bergamo…. BRESCIA! E io, che ci sono pure stata diverse volte, sono cascata nell’inganno! E poi ci sono io la Bolognese imbastardita, ho già salutato tutto il piano più volte, e ogni volta che incontro qualcuno gli dico CIAO a mo’ di spelling. Qui porca miseria non salutano, in montagna si saluta sempre invece, una questione di principio simpatia e etica. Questi nordici …. maro’!!!! Bene, ora alle 22:03 dopo essermi lavata i denti in un bagno in comune con altri esseri viventi (troppi esseri viventi, ma esperienza incredibile), hanno spento il generatore di corrente… della serie: ANDATEVENE TUTTI A DORMIRE!!! La sveglia domani mattina e’ alle 4:00, colazione alle 4:30, partenza per Punta Gnifetti ( VE L’HO DETTO CHE SONO SUL MONTE ROSA?) alle 5:00,arrivo a 4.554 mt e sosta a Capanna Margherita. Domani ci sara’ pure il sole, ma il pezzo forte sarà uscire all’alba con -10 gradi, la neve, e fare finta che sia già inverno ( beh qui su’ e gia’ inverno!). Ma domani poi racconto questa mia avventura. Buonanotte!

Avete presente dormire a 3.600 mt? Beh sinceramente io non ne avevo la minima idea di cosa avrebbe significato. O meglio, sapevo dei rischi del male di montagna, quello che avrebbero potuto comportare causa altitudine: mal di testa, nausea, tachicardia, fiato corto, gonfiore alle mani. Insomma effetti collaterali.
Arrivati sabato sera al Rifugio eravamo tutti talmente carichi che l’ultimo dei nostri pensieri era un qualche malessere. Avevamo l’adrenalina a mille, o meglio a 4.556 mt.
Eravamo rimasti a quando hanno spento la luce, e tutti a nanna. Noi eravamo in 5 in stanza: 4 donne e 1 uomo, Gianluca, mitico, taxista milanese appena tornato da due cammini, Santiago e Francigena.
Inforchiamo le nostre lampade frontali per fare un po’ di luce, sistemiamo i nostri sacchi lenzuolo, ci infiliamo dentro pronti a dormire e puntiamo due sveglie alle 4:00 per paura di non svegliarci. Mai valutazione fu più errata! Dopo neanche un’ora: “Giuditta sei sveglia? Si Vane perché? Ho la tachicardia. Cavolo pure io, non riesco a chiudere gli occhi, mi sento il cuore in gola e gli spilli nelle pupille”. In un attimo, tutti svegli a raccontarci i sintomi da altitudine, a riderci sopra e a cercare aspirinette o tachipirine negli zaini e a buttare giù roba aspettando il sollievo. Ma nulla, notte in bianco. Alle 3:00 cominciamo a sentire i primi gruppi che si alzano per prepararsi alla partenza, e poco dopo pure noi come formichine cominciamo a prendere la nostra roba per prepararci. Tutti avevamo un piccolo beauty case con dentro dentifricio spazzolino, chi le lenti a contatto, un campioncino di crema per il viso, le salviette per rinfrescarci e il deodorante (no quello non lo avevano tutti, e si è sentito!) . Fila al bagno, fila ai lavabi. Pronti e lavati, scendiamo nella sala comune per fare colazione. I ragazzi del Gnifetti spettacolari. Avevano già impilato nutelline, biscotti, burri, marmellatine. Un secchio gigante di Yogurt al naturale (mazza che bbbono che era!), brik di latte come se non ci fosse un domani, e una quantità industriale di corn flakes. Arrivavano di continuo contenitori giganti di acqua calda per prepararsi Thè e Caffè.
Al contrario della sera prima, vedevi tutti in religioso silenzio, ingurgitare la loro colazione e 1 2 3 via di nuovo al bagno per poi prepararsi per l’ascesa. Zaino preso, maglia termica, pile, piumino e guscio. Pronti!
La sveglia così presto non è solo dettata dalla lunghezza dell’ascesa, che va fatta a ritmo lento e costante per l’acclimatamento e per il risparmio di energie, ma anche per la temperatura. I ghiacciai sono in sofferenza, e tra i crepacci ben visibili, ci sono dei ponticelli di neve per consentirne l’attraversamento, che fino ad una certa ora grazie alle temperature rigide garantiscono la tenuta. Della serie, o sei in cima entro le 10:30, altrimenti a quell’ora ovunque tu sia arrivato, devi tornare indietro.
Arriva giù Marco, la nostra super Guida Alpina, 32 anni di Cecina, ex notaio, ha mollato tutto per trasferirsi ad Aosta e seguire il suo sogno. La passione nei suoi occhi, IMPAGABILE.
Controlla l’attrezzatura una ultima volta, ci aiuta ad imbragarci e ci lega in cordata. Lampadina frontale accesa e fuori. Buio quasi pesto. Durante la notte aveva nevicato e già in lontananza vedevamo serpentine di lampadine frontali a circa mezz’ora da noi. Quello era il percorso da seguire.
In quel momento mi sono venute in mente le immagini di Mingma David uno Sherpa che seguo su IG, durante una spedizione sul K2: file di persone in cordata aspettando il loro turno per arrivare in vetta nella Death Zone.
Quando ha cominciato ad albeggiare, e si è aperto il panorama che avevamo davanti, ragazzi mi sono commossa. Per chi come me assimila energie da questi panorami, non ha prezzo. Distese infinite di vette, ghiacciai posizionati come sculture lì solo per farsi ammirare, colori tra il bianco, il rosa ma anche il marrone, complice la sabbia del deserto arrivata con l’anticiclone africano a Marzo. Non sapevo più dove guardare. Anzi SI’, dovevo guardare dove mettere i piedi e procedere. In cordata non ti puoi fermare, altrimenti blocchi tutti.
Fiato corto, tanta fatica, sbadigli a non finire dettati dalla mancanza di ossigeno. Ho dato tutto quello che potevo dare, siamo arrivati in cima, a Capanna Margherita 4.556 mt, esausti, stravolti, ma talmente felici che non si può spiegare l’emozione.
Una Capanna che fa parte della nostra storia, una capanna costruita in modo sovrannaturale, su un cucuzzolo a strapiombo sull’infinito. Se non conoscete la storia della sua costruzione andate a leggerla. Sono esseri umani quelli che l’hanno costruita, e dei muli ad averla portata proprio lì dove si trova adesso.
Uno dei ragazzi rifugisti, nepalese doc, ci ha portato torta, pizza e the caldo. Dopo neanche 45 minuti eravamo di nuovo pronti per cominciare a scendere. E quando devi scendere, anche lo spirito cambia. Dalla serietà iniziale, eravamo passati alla goliardia totale. Le gambe dopo altre 2 ore di cammino avevano cominciato a fare GIACOMO GIACOMO. Vedevi gente cadere a terra come pere cotte, e ridere a crepapelle.
Quando siamo arrivati agli impianti pronti per scendere in paese ad Alagna, non sapevamo se ridere o se piangere, ma comunque di gioia. Ho incontrato e condiviso questo pezzo della mia vita con gente mai vista prima, ma difficilmente sbaglio, e di pancia già sapevo che sarebbero stati amici anche se solo per 2 giorni.
Oggi il mal di testa è passato, ma la bellezza che rimane nei miei occhi, proprio quella spero non passi mai.
PS: avevo promesso a Survivor_aq Fabrizio Tremanti, da cui ho acquistato un po’ di materiale tecnico, di attaccare il suo adesivo in Capanna Margherita … promessa mantenuta!!!
Vanessa
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